Uno degli orologi TAG Heuer più ammirati di Baselworld? Firmato Bamford, realtà da sempre impegnata nella customizzazione di prodotti di lusso. Questa volta però, forte del pieno ed entusiastico appoggio di casa madre TAG Heuer.
il nuovo TAG Heuer Monaco Bamford
In orologeria la parola “Bamford” ha sempre suscitato reazioni contrastanti. Per i puristi-integralisti, così pure per i più affermati player dell’industria del tempo – quello che conta si intende – semplicemente un cognome da inserire nell’elenco degli indesiderati. Per i collezionisti più eclettici e senza pregiudizi, invece, un marchio meritevole di attenzione. Se non altro per il fatto di rappresentare da una quindicina d’anni a questa parte una delle pochissime realtà in circolazione a possedere la fantasia (ma soprattutto il coraggio) necessaria per prendere i mostri sacri dei grandi del settore per poi customizzarli a piacimento con risultati di alta fattura. Un’idea semplice nata dall’osservazione di un doppio fenomeno di costume: la dilagante standardizzazione/banalizzazione dell’industria del lusso, e la conseguente progressiva estinzione del tailor made.
Se nel mondo dell’auto la personalizzazione ha sempre mirato a un innalzamento ulteriore del concetto di lusso, in quello degli orologi è sempre stata mal sopportata. Fino a oggi, quando TAG Heuer ha sdoganato ufficialmente il marchio Bamford.
A partire dai primi anni 2000 George Bamford (figlio di Lord Anthony Bamford, business man britannico a capo della JCB, azienda specializzata nella costruzione di macchine da lavoro per l’edilizia, l’agricoltura e l’esercito) ha iniziato così la sua personale sfida a colossi dell’orologeria come Rolex, Patek Philippe, Audemars Piguet e la stessa TAG Heuer.
Acquistando i loro modelli e poi modificandoli nei quadranti e nelle finiture grazie all’introduzione di un trattamento di colore nero, oggi popolare, ma fino a quel momento utilizzato dall’industria mineraria per le sue peculiarità di rivestimento a bassa frizione: il Diamond-Like Carbon, meglio conosciuto come DLC. Modelli in grado, di colpo, di divenire unici, ma che inevitabilmente finivano però per perdere seduta stante la garanzia delle rispettive case madri, che puntualmente li ripudiavano e li disconoscevano anche al momento del loro ritorno nelle boutique per la periodica manutenzione ordinaria.
Un fenomeno che ha sempre dato origine a una lotta senza quartiere. Almeno fino al 2017, quando cioè proprio il Bamford Watch Department, questo il nome del dipartimento orologi dell’atelier londinese, ha potuto finalmente fregiarsi del ruolo di “customizzatore autorizzato” in seguito a un accordo firmato in via ufficiale con TAG Heuer, in seguito esteso anche ai marchi Zenith e Bulgari. Un via libera che ha consentito allo stesso Bamford di commercializzare tramite i propri canali di vendita sia modelli fatti e finiti usciti dalla mente dei creativi del suo Watch Department e sia personalizzabili a piacere dal cliente tramite un apposito configuratore disponibile sul web. Una partnership ulteriormente estesa in questo 2018 grazie all’arrivo del TAG Heuer Monaco Bamford. Il primo “Bamford” ufficiale. Realizzato in-house dall’azienda orologiera svizzera di La Chaux-de-Fonds.
Il nuovo orologio TAG Heuer Monaco Bamford è un “Bamford” a tutti gli effetti. A partire dai colori. Il nero, cromia assicurata dal carbonio in luogo della classica finitura DLC. E il tenue ma contemporaneo Aqua Blue, utilizzato per la minuteria e i contatori.
Un TAG Heuer Monaco Bamford, e questa è la vera novità, in vendita esclusivamente nelle boutique del marchio orologiero svizzero e tramite l’e-commerce proprietario. Bamford che ha contribuito naturalmente alla revisione stilistica del modello e la cui firma, oltre che “fisica” sul quadrante opalino, è riscontrabile anche nello storico matching cromatico tra il nero e l’Aqua Blue, sfumatura simbolo del Bamford Watch Department e qui utilizzata per i contatori (secondi continui alle 3 e minuti alle 9), il datario, la minuteria e il logo storico della maison. Nuance ripresa anche dal SuperLuminova di indici e lancette. A TAG Heuer, invece, il merito di aver realizzato ex novo una cassa in carbonio da 39 mm di lato (esperimento già tentato con successo nel recente passato con il Monaco V4 Phantom, all’epoca in composito a matrice di carbonio – CMC), particolare che ha richiesto a monte la realizzazione di uno stampo dedicato.
Il fondello avvitato, in acciaio rivestito in PVD nero, ha consentito al nuovo orologio di raggiungere un’impermeabilità garantita fino a 10 atmosfere. Ma attenzione all’acqua, vista la presenza di un cinturino in alligatore e caucciù.
Al suo interno, il Calibro 11 Automatico, discendente del primo movimento cronografico automatico della storia dell’orologeria. Lo stesso che equipaggia l’altro TAG Heuer Monaco che ha raccolto consensi nell’ultima edizione di Baselworld. Ovvero il Monaco Edizione Speciale Gulf 2018, referenza nata dalla partnership con Gulf Oil International per ricordare un evento storico: le riprese del film Le Mans del 1971, con Steve McQueen impegnato alla guida di una Porsche 917 in livrea Gulf con un Heuer Monaco al polso.
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