Oggi la Reine de Naples è una collezione affermata e strutturata. Oltre 200 anni fa, invece, semplicemente una delle tante intuizioni firmate da Abraham-Louis Breguet. Un orologio da indossare al polso. Bizzarria per regnanti, dalla quale sarebbe poi nato un modello cult.

Al numero 6 di Place Vendôme, a Parigi, ha sede la più rinomata boutique Breguet in territorio francese. E fin qui, niente di speciale, dato il “peso” della maison e della location in questione. Pochi sanno però che al primo piano di quello stesso monobrand, il 13 settembre del 2000 vi è stato inaugurato un museo. Che oltre a un centinaio di mirabili pezzi originali realizzati da Abraham-Louis Breguet, tra i quali calendari perpetui, ripetizione minuti, orologi tattili e da sottoscrizione, contiene anche un tesoro se possibile ancor più prezioso: gli archivi storici della maison. Conservati gelosamente nel suo caveau e composti da libri degli ordini con tanto di nomi dei clienti e specifiche dei modelli commissionati, registri delle riparazioni, certificati di autenticità, annotazioni dello stesso Breguet e le tante lettere di ringraziamento che i clienti estasiati scrivevano dopo l’acquisto al maestro orologiaio più illustre dell’epoca.
Realizzare l’impossibile, dal punto di vista tecnico, funzionale ed estetico. Sin dalla seconda metà del Settecento Abraham-Louis Breguet non si è mai posto limiti. Guadagnandosi l’appellativo di “Leonardo da Vinci” del mondo dell’orologeria.

Avere l’opportunità di accedere a quegli stessi archivi, di poterne sfogliare il libro delle commesse, equivale a toccare con mano la storia dell’orologeria. E a riviverne uno dei periodi d’oro, quello compreso tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Scorrere il numero progressivo degli ordini è come abbeverarsi alla fonte della cultura. Una scoperta continua. Se si ricercano le origini dell’orologeria femminile, tanto per fare un esempio, a balzare all’occhio è l’ordine catalogato con il numero 2639, registrato nel giugno del 1810. In cui si descrive un orologio “anomalo” non tanto perché a ripetizione, complicazione usuale per Breguet, o ultrapiatto, quanto perché definito à bracelet. Con la cassa di forma oblunga e incorporato a un bracciale composto di capelli intessuti d’oro. Committente? Caroline Murat, ovvero la Regina di Napoli. Insieme a Maria Antonietta, una delle clienti più fedeli dell’orologiaio svizzero con base a Parigi. Un pezzo destinato a entrare nella storia come primo orologio da polso mai realizzato.

Quell’orologio, commissionato nel 1810, pagato l’anno successivo e consegnato infine due anni dopo l’ordine, è entrato a far parte della collezione privata di Caroline Murat, la quale tra il 1808 e il 1814 ha ordinato allo stesso Breguet 34 tra pendole e orologi, trasformando di fatto la sorella minore di Napoleone in una delle migliori clienti dell’orologiaio. Ma anche in una mecenate capace di garantire la sopravvivenza della bottega di Breguet. Un orologio di cassa ovale, come detto, foggia oggi non così comune nel mondo delle lancette, ma perfettamente coerente all’epoca, quando questi piccoli strumenti del tempo solevano essere inseriti all’interno di spille o di pendagli da appendere alla cintura.
Nel 1999, l’allora Group Horloger Breguet, entra ufficialmente nell’orbita di Swatch Group. Tre anni dopo, grazie alla nuova linfa e al rinnovato entusiasmo seguito all’acquisizione, la maison lancia sul mercato una nuova collezione esclusivamente femminile: la Reine de Naples.

Ispirandosi proprio a quel primo orologio da polso nato per una Regina la moderna manifattura Breguet ha dato vita nel 2002 a un autentico inno alla femminilità. La collezione (dedicata esclusivamente ai polsi più gentili) Reine de Naples. Una linea raffinata che però, nel più autentico stile Breguet, non ha mai mancato di dare spazio a complicazioni di pura eccellenza tecnica e artistica. Dalle fasi lunari di grandissima precisione, all’indicazione della riserva di marcia e dell’alternanza giorno/notte, fino addirittura alla suoneria a passaggio. Ospitate in orologi declinanti anche in versione di alta e altissima gioielleria, prodotti in metalli nobili così come in acciaio, semplici o nobilitati dai più eccelsi mestieri d’arte (su tutti l’incisione e la tecnica artigianale del cammeo, la cui tradizione è tutt’oggi tramandata a Torre del Greco, Napoli), ma sempre azionati da movimenti di manifattura rigorosamente meccanici. Persino nella declinazione Reine de Naples Princesse Mini, modello in scala ridotta con cassa 32,7 x 27,3 mm introdotto dalla maison nel 2015.
Tutta la produzione Reine de Naples si distingue per l’adozione di calibri meccanici di manifattura con componenti in silicio, movimenti realizzati nei laboratori della maison Breguet localizzati in Svizzera, nel cuore della Vallée de Joux.
