Nata nel 2012, l’orologeria firmata Dolce&Gabbana ha saputo sin da subito ritagliarsi uno spazio nel panorama, quello che conta, delle lancette.
Con collezioni plasmate calzando lo stile tipico della maison sulla rigida tradizione elvetica.

Per una maison de couture, uscire dal seminato per dedicarsi a tutto ciò che moda non è, può rappresentare un’operazione ad alto rischio. Perché a mettere in pericolo il proprio nome con scelte ritenute brillanti ma in realtà non opportune (dettate semplicemente dalla non perfetta conoscenza del settore delle lancette e delle sue dinamiche) basta un attimo, con effetti discutibili e soprattutto irreversibili. Il mondo dell’alta moda e quello dell’orologeria, a tal proposito, sono di fatto due entità ben distinte, con una loro storia, i loro protagonisti, le loro tradizioni, i rispettivi savoir-faire. Eppure più e più volte, durante il secolo scorso e non solo, si sono avvicinate trovando punti di contatto, dando spesso vita a veri e propri processi di osmosi. In cui i codici stilistici delle maison sono stati assorbiti dalle manifatture per poi essere reinterpretati prendendo forma nelle collezioni orologiere.
A partire, soprattutto, dagli Anni 70 molte maison di moda hanno cercato fortuna nel mondo dell’orologeria. In pochi si sono costruiti un nome e una riconoscibilità, mettendoci anni. Tra gli ultimi a riuscirci, in ordine di tempo, Dolce&Gabbana.

A fare la differenza (tra chi oggi ce l’ha fatta e chi no), risultati alla mano, è stata però la mentalità di base. L’onestà. La voglia di mettersi in gioco. Perché un conto è dare due indicazioni di stile e poi demandare tutto a qualche azienda preposta alla realizzazione, pur di qualità, di prodotti su licenza. E un altro è metterci anima e corpo in prima persona, arrivando a sentire proprio l’oggetto orologio esattamente come un capo da sfilata. Seguendo l’esempio di illustri predecessori, Domenico Dolce e Stefano Gabbana nel 2012 si sono avvicinati al mondo delle lancette. Fino ad allora, per il loro marchio, sconosciuto. E lo hanno fatto alla loro maniera. Non tanto in fatto di espressione, cosa scontata, quanto nell’approccio. Con un atteggiamento cioè di grande rispetto, che li ha portati ad imprimere la loro firma stilistica, ma anche a riconoscere l’importanza degli artigiani di settore e il valore dello Swiss Made.

Un ingresso in punta dei piedi dettato dalla consapevolezza che, anche per un marchio riconosciuto nel mondo della moda come Dolce&Gabbana appunto, affermarsi nell’orologeria sarebbe stato tutt’altro che semplice. Bagno di umiltà che ha portato la maison a studiare attentamente i codici scritti e quelli non scritti dell’industria del tempo prima di approcciare la disciplina e cimentarsi con le proprie creazioni. A quel punto perfettamente coerenti. Forti cioè della riconoscibilità dell’universo estetico Dolce&Gabbana ma perfettamente in linea con la tradizione orologiera, perché realizzati da orologiai qualificati ed equipaggiati con referenziati movimenti svizzeri. Tanto da poter subito vantare, per la collezione DS5 (una delle tre linee di debutto insieme a DG7 e DG7 Gems) il certificato di cronometro rilasciato dal COSC.
Gli orologi D&G DS5, DG7 e DG7 Gems hanno aperto la via. Poi, negli anni, le collezioni si sono sistematicamente ampliate e strutturate, arrivando ad accontentare anche l’universo femminile. Con un DG7 Gems dedicato, e la linea Sofia.

E proprio la collezione DG7 Gems, in poco più di un lustro, si è ritrovata più di altre ad incarnare lo spirito Dolce&Gabbana in orologeria. Estremamente ed immediatamente riconoscibile grazie alla sua ostentazione calmierata, appena accennata, conferita più che altro da quelle gemme (diamanti, rubini, zaffiri, smeraldi) attentamente selezionate e tagliate finite a marcare i quattro punti cardinali del quadrante. Non semplici elementi decorativi, ma codici, portatori sani di luminosità. Il cui colore è spesso ripreso dai rispettivi cinturini. Collezione nata maschile che, non a caso, a partire dal 2013 si è subito concessa anche al mondo femminile, degna di nota anche per una cassa i cui dettagli meritano di essere ammirati dal vivo, se non addirittura toccati con mano. Frutto, quelli sì, di una matita e di un savoir-faire assolutamente italiano.
La prova evidente del grande impegno profuso da Dolce&Gabbana nel settore delle lancette? Gli elaborati e sofisticati pezzi unici con movimenti meccanici a carica manuale o automatica della collezione Alta Orologeria.

Così come tutta italiana è l’abilità dei maestri orafi che quelle casse, in oro bianco, giallo o rosa, le hanno plasmate. E magari poi anche accuratamente incise a bulino. Per farne autentiche opere d’arte dal sapore barocco, come dimostrano le referenze del DG7 Gattopardo. Trionfo della ricchezza espressiva di Dolce&Gabbana. Virtuale anello di congiunzione tra i modelli delle collezioni più tradizionali, seppure eclettiche, e gli inarrivabili pezzi unici di Alta Orologeria.