Ho visitato spesso La Chaux-de-Fonds, in Svizzera. È una tappa fissa per gli appassionati della Meccanica del Tempo. Città della precisione? Molto di più, patria della creatività. Fucina di talenti che hanno rivoluzionato il mondo delle lancette, ma che hanno rivoluzionato anche gli schemi della cultura sociale internazionale. Un esempio conosciuto a tutti: a La Chaux-de-Fonds nel 1887 nasceva Le Corbusier, parigino solo di adozione ma rosso crociato per origini ed intelletto. Mi domanderete: cosa hanno in comune il celebre architetto e l’industria del tempo? Potremmo dire che “condividono” EBEL, una Maison sbocciata nel 1911, che sul mantra “bellezza e funzionalità”, principio basilare per il design, ha costruito tutta la sua storia. Il marchio vanta una donna come co-fondatore, particolarità più unica che rara nell’orologeria, qualità che, inutile dirlo, subito ci incuriosisce.
Nel 2018 il marchio detenuto da Movado Group è pronto per nuove sfide. La prima? Rilanciare la collezione EBEL Sport Classic sviluppando sempre più la presenza del marchio nell’universo femminile.
I vettori saranno una nuova campagna creativa ed una strategia digitale competitiva. Parola di Flavio Pellegrini, Presidente del Consiglio di Amministrazione di EBEL, che ha ospitato The Ducker Magazine alla Villa Schwob, uno dei più bei masterpiece di Le Corbusier, divenuta patrimonio della Maison nel 1986.
EBEL possiede una origine particolare che la differenzia dalla maggior parte degli altri marchi di orologeria svizzera e che si collega alla figura della sua co-fondatrice, Alice Lévy.
Questa impronta femminile è ancora presente ai nostri giorni e quanto è importante per il vostro brand?
EBEL possiede un’indole femminile fin dalla sua nascita, nel 1911. Alice Lévy, co-founder del marchio insieme al marito Eugène Blum, era solita dire: “Io sono il signor Ebel!” Era una donna grintosa, dinamica e con vedute estremamente innovative per l’epoca. Ha ispirato in passato e tutt’oggi influenza moltissimo la creatività della Maison. È quasi una magia percepire che, a distanza di più di cent’anni, lo spirito e lo stile elegante di Alice appaiano ancora in questo marchio. Nel 2015, quando ho assunto la Presidenza di EBEL, questi valori non erano più comunicati da tempo. Ho compreso subito che costituivano una virtù di unicità legata alla nostra origine e che rappresentavano una potenzialità, assolutamente legittima, da trasmettere al pubblico e da sviluppare in termini di prodotto. Oggi la donna ha un potere come mai avuto nel passato e noi abbiamo l’opportunità di vincere quel mercato proprio in virtù del nostro patrimonio culturale.
Come si posizionava il marchio nel 2015, anno della sua nomina a Presidente del brand?
All’epoca la situazione era delicata. I passaggi di testimone avvenuti prima dell’acquisto da parte di Movado Group avevano provocato una perdita della filosofia e della strategia della Maison. Con il mio team abbiamo subito lavorato sui cosiddetti “P” del marketing: prodotto, prezzo, promozione e punti vendita. Occorreva chiudere certi mercati e alcune linee di prodotti (nel 2015 presentavamo nove collezioni) e definire quali fossero i “cardini” della marca e quale la sua proposta sui mercati. Da quel momento abbiamo compreso che era importante rilanciare la linea EBEL Sport Classic, simbolo della nostra storia e sintesi del nostro DNA. Oggi questa strategia sta portando i suoi frutti.
La linea EBEL Sport Classic, lanciata nel 1977, rappresenta un’icona.
All’epoca fu uno dei primi orologi integrati che inaugurarono una nuova era: quella dove il protagonista era un segnatempo sportivo, elegante, ergonomico e confortevole. I codici che oggi ritroviamo nei nuovi modelli della linea si fondano sullo stesso mantra: il matrimonio tra funzionalità e bellezza. In che modo EBEL reinterpreta questa sua tradizione in una chiave contemporanea?
Spesso i modelli vincenti sono davvero quelli che riescono a perpetuare nel tempo il proprio stile. Per noi la sfida sta nel mantenere il nostro codice di origine declinandolo con un tocco di freschezza, per esempio attraverso l’utilizzo di materiali differenti. Quest’anno la collezione EBEL Sport Classic vede l’entrata di modelli in acciaio, mentre per l’anno prossimo stiamo pensando al titanio e al carbonio. L’obbiettivo? Contenuti diversi nel pieno riconoscimento della forma.
EBEL SPORT CLASSIC – Orologio femminile – REF. 1216429 (bracciale con fibbia gioiello) – Movimento ETA 2000-1 automatico – Cassa: diametro 29 mm, spessore 8,25 mm in acciaio e oro rosso con finiture spazzolate e levigate – Quadrante: argento con numeri romani placcati oro rosa e 8 diamanti (0,052 carati), calendario a finestrella a ore 3 – Lancette: Ore e minuti e secondi continui – Fondello a vista in vetro zaffiro – Bracciale in acciaio spazzolato con maglie a onda PVD in oro rosso levigato – Fibbia gioiello o deployante EBEL (Ref. 1216429A ) Impermeabilità: 5 bar – Disponibile da settembre 2018.
EBEL SPORT CLASSIC – Orologio femminile – – REF. 1216419 (bracciale con fibbia gioiello) – Movimento ETA E61.031 al quarzo – Cassa: diametro 29 mm, spessore 6 mm in acciaio e oro giallo con finiture spazzolate e levigato – Quadrante: Antracite zincato con numeri romani placcati oro giallo e 8 diamanti (0,052 carati) – Lancette: Ore e minuti - Bracciale in acciaio spazzolato con maglie a onda PVD in oro giallo levigato – Fibbia gioiello o deployante EBEL (Ref. 1216419A) – Impermeabilità: 5 bar – Disponibile da Maggio 2018.
Il connubio tra estetica e funzione è un elemento chiave nell’orologeria, ma è essenziale anche in altri ambiti della creatività come il design. Non a caso nel 1986 la Maison EBEL ha acquisito Villa Schwob, uno dei primi masterpiece di Le Corbusier che con il suo stile minimalista ha rivoluzionato la storia dell’architettura internazionale. Tutta la struttura della Villa si basa su forme geometriche, in primis il quadrato ed il cerchio, che dialogando tra loro amplificando la luce…
Villa Schwob rappresenta perfettamente l’equilibrio tra bellezza e funzionalità. Un tema da sempre caro ai due fondatori: Eugène Blum, era piuttosto tecnico, mentre sua moglie Alice aveva una visione più creativa ed estetica. La stessa formula compare in tutti i nostri orologi alla base dei quali troviamo comfort e armonia delle forme. EBEL vuole essere una Design House, non una Manifattura. Noi disegniamo orologi ed abbiamo partners che li realizzano molto bene. Assembliamo soprattutto in Ticino mentre a Bienne si trovano i servizi post vendita e orologiai dedicati a piccole serie.
EBEL nel mondo.
In quali paesi state sviluppando la vostra offerta?
Vogliamo ampliare la nostra presenza in Italia, una piazza da sempre percepita come trend setter per l’orologeria. Oggi EBEL è ben posizionato in Germania, Medioriente, Svizzera, Inghilterra e Singapore, mentre negli Stati Uniti lavoriamo soprattutto con l’e-commerce, sulla piattaforma EBEL.com, perché il costo di entrata sul mercato americano ha prezzi elevatissimi.
Come si divide la proporzione tra orologeria maschile e femminile nel vostro marchio?
Ci attestiamo intorno al 70% di orologi da donna ed il 30% di orologi maschili; in Germania, un mercato per noi fondamentale, il segnatempo femminile sale al 75%. Ritengo che in futuro grazie alla presentazione di nuovi modelli cronografici, la fascia maschile si attesterà intorno al 40%. Ovviamente anche per noi esistono mercati speciali come il Medio Oriente dove il cliente maschile è molto più interessato ad un habillage in oro, diamanti e a quadranti in madreperla. Ciò porta un equilibrio perfetto tra i due settori di vendita.
Avete in progetto di espandere l’e-commerce in nuove aree geografiche?
La strategia digitale permette di raggiungere quei mercati dove il costo di entrata è molto elevato: quindi Cina e India. Il pubblico cinese possiede una tale confidenza con le tecnologie che la maggior parte degli acquisti diretti viene effettuata con applicazioni mobile. La rivoluzione digitale costituisce una sfida positiva per il futuro non solo come canale di vendita ma anche per servizi e comunicazione. Negli Stati Uniti Movado Group sta lavorando allo sviluppo di un “Digital Center of Excellence”, un centro di eccellenza digitale, grazie al quale un team speciale affiancherà ogni brand, EBEL compresa, per fornire gli strumenti necessari per la comprensione e lo sviluppo delle strategie digitali sia nella distribuzione che nel settore media.
Il 03 maggio 2018 il marchio ha celebrato il rilancio della collezione EBEL Sport Classic e la corrispondente campagna creativa con un evento esclusivo presso la Villa Turque di La Chaux- de-Fonds, in Svizzera.
Tutto ciò sembra confermare che per EBEL orologi il 2018 sia un anno di novità verso nuove sfide positive, in linea con la scelta strategica di snobbare la scorsa edizione di Baselworld.
Quali sono stati i risultati di questa presa di posizione e da quale ragione sono scaturiti?
Il format di Baselworld è un modello B2B (Business to Business) in cui il marchio incontra i propri dettaglianti e distributori. Ma pur essendo molto costoso, la qualità del tempo che la marca trascorre con i distributori non appare soddisfacente: circa 40 minuti in un’atmosfera parecchio stressata. Nell’equazione di questo format manca una variabile fondamentale: quella del consumatore finale. Noi abbiamo fatto una scelta diversa: organizzare il primo Movado Group Summit, una settimana dedicata a distributori e clienti vivendo un’esperienza diversa all’insegna della qualità delle relazioni, della stimolante trasmissione della nostra filosofia e dell’organizzazione di meeting dal contenuto molto più ampio. Per esempio come relatore alla serata di gala Movado Group ha invitato Tony Blair per discutere di macroeconomia. Inutile dire che in termini di ordini il risultato che abbiamo raggiunto è stato superiore rispetto a quello di Basilea. Insomma abbiamo semplicemente riconsiderato una variabile per noi indispensabile, cioè il Tempo, secondo una sua naturale connotazione: la qualità!