Da sempre patria di appassionati e conoscitori della bella orologeria, oggi l’Italia è il quarto mercato per l’export svizzero di settore.
Ruolo trainante riconosciuto anche dal GPHG, che ha scelto Milano per il debutto della sua travelling collection.

Il Grand Prix de l’Horlogerie de Geneve, da 17 anni, è un appuntamento unico nel suo genere.
Un evento creato a suo tempo da esperti giornalisti di settore, e voluto per elevare il già importante mondo delle lancette con un ulteriore palcoscenico privilegiato.
Per dargli lustro, la giusta dose di riflettori e di attenzioni, una serata di gala e naturalmente un premio dedicato: l’Aiguille d’Or, ovvero la lancetta d’oro. Un successo scontato. Tanto che anno dopo anno il GPHG è diventato un appuntamento atteso e imperdibile, kermesse deputata a chiudere ufficialmente la stagione orologiera. Tradizione rispettata anche in questo 2017, che vedrà il Théâtre du Léman ospitare la cerimonia delle premiazioni il prossimo 8 novembre.
Alla fase finale hanno accesso 72 segnatempo, 6 per ognuna delle 12 categorie prestabilite. Il risultato di una pre-selezione operata da una qualificata giuria. Che il giorno dei verdetti avrà l’onere e l’onore di assegnare ai migliori di essi i premi più ambiti del settore.

Ma è in ottobre, a poco più di un mese dalla serata dedicata alla consegna dei premi, che il Grand Prix de l’Horlogerie de Geneve entra nel vivo.
Perché, sin dall’inizio, l’evento non è stato pensato solamente per rendere il giusto merito agli sforzi profusi dai più importanti e intraprendenti marchi di settore, ma anche e soprattuto per contribuire a diffondere la conoscenza e la cultura orologiera.
Quella di un comparto ancora oggi mirabilmente capace di far convivere in grande equilibrio la più avanzata tecnologia con i più antichi mestieri d’arte. Intento alla base di un World Tour che, ogni anno per oltre un mese, porta in tournée per i quattro angoli del globo orologi di inestimabile valore. Ad uso e consumo degli appassionati.

Tour che quest’anno è partito proprio da Milano e che, dopo l’esperienza di Roma nel 2016, ha ribadito l’importante “peso” del nostro Paese in tema di orologi di alto livello. Capoluogo lombardo che, dal 2 al 4 ottobre, ha visto Palazzo Clerici trasformarsi nell’ombelico del mondo orologiero, autentico scrigno a custodia di pezzi meravigliosi in rappresentanza del meglio della produzione orologiera dell’anno in corso.
Per la prima volta non solamente visibili attraverso inaccessibili e blindatissime teche di vetro, ma godibili a tutto tondo perché disposti in modo tale da poter essere apprezzati con la vista ma soprattuto con il tatto. Una prima assoluta che ha raccolto consensi, insieme alla decisione della Fondazione di prevedere un ingresso libero per le giornate del 3 e del 4 ottobre.
Ad accentuare la bellezza e la preziosità degli orologi esposti, la location d’eccezione scelta per l’occasione: la Galleria del Tiepolo di Palazzo Clerici a Milano. Affrescata dall’artista, uno dei più grandi esponenti del Settecento veneziano, verso la metà del 1700.

Ma se l’evento milanese ha colto nel segno è anche grazie al grande impegno della Fondazione oggi a supporto del GPHG, che per il debutto italiano del suo World Tour si è avvalsa del supporto di due partner qualificati.
Come la casa d’aste Christie’s, che per l’occasione ha aperto le porte della sua sede di Palazzo Clerici, consentendo agli appassionati di godere della bellezza della Galleria del Tiepolo, affrescata a metà del Settecento, così come di una selezione di lotti destinati ad accendere le aste di novembre a Londra e del prossimo aprile proprio a Milano. Tra i quali, giade cinesi, micromosaici romani e capolavori dell’arte moderna e contemporanea firmati De Chirico, Castellani e Boetti.
Lasciato Milano, per oltre un mese e mezzo il World Tour proseguirà con le tappe di Mexico City, Taipei, Ginevra e infine Dubai. Con l’obiettivo di contribuire alla diffusione della cultura orologiera.

Senza dimenticare BMW, da due anni al fianco del GPHG. Che per allinearsi in fatto di masterpiece e di oggetti da collezione, ha esposto per l’occasione una Art Car firmata John Baldessari.
Una M6 GTLM in livrea artistica già transitata lo scorso autunno da Art Basel a Miami, moderna erede di una stirpe di vetture d’autore personalizzate, tra l’altro, da artisti del calibro di Jeff Koons (2010), David Hockney (1995), Sandro Chia (1992), Andy Warhol (1979), Roy Lichtenstein (1977) e Frank Stella (1976).