Si ispira ad un esemplare di terza generazione, ha un design completamente rinnovato nella cassa e nel bracciale, ed un movimento nuovo seppur rinato da un lontano passato. Storia (presente) dell’Omega Speedmaster Moonwatch 321.
Omega – Speedmaster Moonwatch 321 – cassa (39,7 mm) in acciaio – anello della lunetta in ceramica – fondello in vetro zaffiro – quadrante “step” – movimento meccanico a carica manuale, di manifattura – autonomia di circa 55 ore – bracciale in acciaio.
Quella dello Speedmaster è una delle Storie – sì, volutamente con la “S” maiuscola – più straordinarie dell’orologeria.
E prova ne è il fatto che sul modello icona di Omega, in oltre mezzo secolo di ininterrotto servizio, si sia scritto e si continui a scrivere di tutto. Un modello entrato inaspettatamente e senza preavviso in una delle pagine più eclatanti della storia dell’umanità (la conquista della Luna), e lì rimasto, cristallizzato a futura memoria. Dal suo lancio fino al presente lo Speedmaster si è evoluto, modificato, adattato, attualizzato. Ha seguito una parabola tracciata sui gusti e le tendenze dei decenni, ma è poi ritornato alle origini. A quella fisionomia cioè adottata nel 1957, anno del suo debutto sul mercato (per ripercorrerne storia, edizioni, aneddoti e tecnica, consigliamo un’attenta lettura della monografia “Moonwatch Only” di Grégoire Rossier ed Anthony Marquié).
Parallelamente alla dimensione estetica, all’interno della timeline del modello gioca naturalmente un ruolo cruciale anche il contesto meccanico. Ossia il succedersi di movimenti selezionati ad equipaggiarlo. Anch’essi necessariamente chiamati ad evolversi senza stravolgimenti, eppure curiosamente a loro volta destinati a non sfuggire ad un ideale ritorno alle origini. Come ben testimonia il nuovo Omega Speedmaster Moonwatch 321 in acciaio.
Nel luglio del 2019, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dello sbarco sulla Luna, Omega ha tolto i veli sul Calibro 321 di nuova generazione. Oggi in servizio effettivo sul nuovo Omega Speedmaster Moonwatch 321 in acciaio.
La vista laterale mostra la carrure dello Speedmaster Moonwatch 321. Ispirata a quella del modello di terza generazione, lascia esposti corona e pulsanti cronografici.
Per spiegare il concetto occorre ripercorrere con estrema dote di sintesi la storia meccanica dello Speedmaster.
Un orologio equipaggiato sin dall’inizio (nel 1957, come detto) con il Calibro 321, movimento meccanico a carica manuale, cronografo con tre contatori, discendente diretto del Calibro 27 CHRO C12 17P sviluppato da Albert Piguet per Lémania nel 1941. Un movimento, il 321, adottato dallo stesso Speedmaster fino al 1969 con minime variazioni sul tema introdotte nel corso di una dozzina d’anni. A traghettare il modello fino al 1997 ci ha poi pensato il Calibro 861 – tra le differenze più significative, una spirale del bilanciere piatta, la sparizione delle ruota a colonne, la frequenza aumentata – divenuto 1861 nella versione rodiata. Il tutto stornando volutamente le variazioni sul tema comportate dalla periodica introduzione di complicazioni aggiuntive.
Il citato ritorno alle origini si spiega allora con la recente volontà di Omega di andare a riprodurre i movimenti simbolo della storia dello Speedmaster supportati però con la tecnologia ed i materiali del presente. Esperimento riuscito nel 2019 con il Calibro 3861 (nato sul 1861), perfettamente rispondente ai criteri di certificazione Master Chronometer e, sempre nello stesso anno, con la riedizione del Calibro 321, tornato in vita dopo un lungo e segreto lavoro di studio con tecnologie d’avanguardia del movimento originale dell’epoca. Ed oggi al servizio dello Speedmaster Moonwatch 321.
L’Omega Speedmaster Moonwatch 321 visto dal lato del fondello. Un ampio oblò in cristallo zaffiro permette di osservare nei minimi dettagli il movimento 321, vero e proprio pezzo forte del modello.
Sullo Speedmaster, il suddetto 321 di nuova generazione, Omega lo aveva di recente portato al debutto sulla versione in platino. Ora, con lo Speedmaster Moonwatch 321, arriva dunque una versione se possibile definibile come “democratizzata” se così si può definire un orologio in acciaio vicino a sfiorare i 13.500 euro. A sua difesa va detto però che il nuovo Moonwatch è realmente frutto di un progetto tutto nuovo che poco ha da spartire con le due referenze in acciaio tutt’oggi a catalogo, equipaggiate con i Calibri 1861 e 1863. Il diametro scende in primo luogo da 42 mm a 39,7 e, già questa, è una differenza sostanziale. Ma ad aver subito radicali variazioni è tutto il design della cassa (si ispira a quella dello Speedmaster di terza generazione indossato da Ed White durante la sua passeggiata spaziale del 1965), ora con una carrure più snella che lascia maggiormente esposti i pulsanti cronografici dalla fisionomia a pompa. Totalmente ristilizzato, anche il bracciale, dalle linee più spigolose e contemporanee. Un leggero maquillage ha poi riguardato anche il quadrante: SuperLumiNova dal nuovo tono cromatico, indici allungati, “scalino” dei contatori assottigliato, e maggiore pulizia stilistica utile tra l’altro a far risaltare un logo dalla grafica vintage.