Savoir-faire antichi ispirati a tradizioni altrettanto antiche. Concentrati nei Patek Philippe Azulejos, opere in serie limitata in cui la pittura miniata su smalto porta sul quadrante i colori e le forme di una forma d’arte divenuta patrimonio nazionale.

Le due referenze Patek Philippe Azulejos lanciate nel 2017. La cassa Calatrava è in oro bianco, al suo interno il movimento automatico ultrapiatto calibro 240.
Nel personale catalogo di Patek Philippe hanno una collocazione a parte. Inutile cercarli per famiglie di prodotto perché, in questo specifico caso, sarebbe impossibile rintracciarli. La linea della cassa non rappresenta infatti una volta tanto una discriminante, ciò che conta è solamente il livello di rappresentazione artistica dei rispettivi quadranti. Per la manifattura ginevrina, questi pezzi di rara bellezza altro non sono se non manifestazioni tangibili di Alto Artigianato. Punto e basta. E come tali devono essere considerati. A volte esemplari unici, più spesso edizioni estremamente limitate, sempre (e qui non si scappa) veicoli di promozione e di divulgazione del vasto catalogo di mestieri d’arte patrimonio della marca, protetti, preservati, tramandati nei decenni se non addirittura nei secoli. Tutelati tanto quanto un capitale, perché autentico investimento per il futuro. Tra queste specialità della casa, la pittura miniata su smalto, un doppio saper fare perfetto per esaltare referenze a dir poco singolari come gli esemplari della “capsule collection” Patek Philippe Azulejos.
Tra i mestieri d’arte preservati e tramandati da Patek Philippe, la pittura miniata su smalto. Tecnica che ha contribuito a rendere celebre in tutto il mondo la Ginevra orologiera tra il XVIII e il XIX secolo.

Un dettaglio del quadrante della Ref. 5089G-062 raffigurante “Il mercato del pesce”. L’abilità dei maestri d’arte di Patek Philippe ha consentito di ricreare persino i margini tra le piastrelle, conferendo profondità.
Il catalogo di maestrie proprietà privata di Patek Philippe, inutile dirlo, equivale a quello dell’intera industria orologiera. Illimitato, tanto quanto la fantasia degli artigiani chiamati ad interpretarle. Maestri d’arte a volte ben propensi a guardare oltre le finestre dei propri atelier se non addirittura oltre i confini della Svizzera, per lasciarsi ispirare dalle più disparate tradizioni, dalle più lontane forme di cultura meritevoli di essere raccontate. Anche all’interno del quadrante di un orologio. Così è capitato allora che negli ultimi anni la maison ginevrina si sia lasciata incantare da una particolare forma d’arte di origine araba, diffusasi divenendo ben presto patrimonio nazionale nel sud della Spagna e in Portogallo, quella degli azulejos. Piastrelle in ceramica, dipinte, smaltate – solitamente nei toni del bianco e del blu – ed infine disposte le une accanto alle altre come tessere di un grande mosaico a ornare gli esterni di qualsiasi tipo di costruzione. Eterne, perché in grado di resistere senza sbiadirsi al passare del tempo. Riconoscibili e riconosciute in tutto il mondo. E per questo perfette, nelle dovute proporzioni, anche per referenze selezionate, come quelle facenti parte la serie limitata Patek Philippe Azulejos.

Lanciata nel 2018 ed inserita di diritto nel catalogo “grandi complicazioni” la Ref. 5539G porta gli azulejos sul quadrante di un ripetizione minuti con movimento a carica automatica dotato di dispositivo tourbillon.
Nel 2017 è così stata la volta di due Calatrava, contraddistinti da due diverse scene raffigurate a mo’ di trompe-l’oeil sui rispettivi quadranti e rinominati come spetta ad un’opera d’arte: “Scene di pesca sul Tago” (Ref. 5089G-061) e “Il mercato del pesce” (Ref. 5089G-062). Due modelli equipaggiati con il celebre Calibro automatico 240 ultra piatto, in quell’anno fresco di 40° anniversario. Due lancette (l’estrema semplicità della soluzione è stata scelta per andare a tutto vantaggio della pulizia dello spazio occupato dalle raffigurazioni) seguiti l’anno successivo da un ben più complesso “grande complicazione”. Un ripetizione minuti (Ref. 5539G) mosso da un movimento a carica manuale con dispositivo tourbillon e piccoli secondi a ore 6. Esemplari i cui mirabili quadranti arrivano a simulare la giuntura ed il relativo rilievo delle piastrelle. Tutti realizzati con la medesima fattura. Partendo cioè da un disco in oro, rivestito in smalto bianco e poi decorato minuziosamente con diverse tonalità di ossidi blu. Dettaglio dopo dettaglio, con pennelli che possono arrivare a contare anche una sola singola setola. Pronti solo dopo essere stati passati in forno per almeno una dozzina di volte a una temperatura dagli 800 agli 830 gradi. Senza alcuna possibilità di errore.
Nel 2017, per la prima volta, Patek Philippe ha impiegato la pittura miniata su smalto per riprodurre i caratteristici “azulejos”. Piastrelle in ceramica di origine araba, dipinte, smaltate e assemblate infine come tessere di un mosaico.

La presenza del contatore dei piccoli secondi nulla toglie alla perfezione della scena di caccia al cervo riprodotta sul quadrante di questo “grande complicazione”. Il primo ripetizione minuti a sfoggiare uno smalto Grand Feu a tema azulejos.
Dello stesso argomento potrebbe interessarti anche l’articolo dedicato a Calatrava Weekley Calendar 5212A. Puoi leggerlo qui.