Il primo calendario perpetuo da polso della marca? Nel 1925, un pezzo unico. L’ultimo? La nuova Ref. 5320G. Nata nel 2017 sull’esperienza di oltre 90 anni di know how maturato sul campo e relativo a una delle complicazioni più elaborate e affascinanti del mondo dell’orologeria.
La tradizione in materia è tra le più ricche che si possano trovare. Ben sintetizzata da una affollata timeline che si snoda ininterrotta dal 1925 ai giorni nostri. Il calendario perpetuo, insomma, per Patek Philippe è praticamente un affare di famiglia.
Così come un vanto, naturalmente, anche perché conoscere e saper piegare ai propri servigi i segreti di una delle funzioni più complesse e tecnicamente elaborate del panorama orologiero non è cosa da tutti.
Come non è da tutti non solo potersi permettere, ma anche solo prendere in considerazione un orologio del genere.
Solitamente di impostazione classica e destinato ai più nostalgici e intenditori tra i collezionisti. Almeno fino ad oggi, fin tanto cioè che la Ref. 5320G, con quel suo look vintage/military, non è arrivata a scombinare le carte.
A partire dal 1941 Patek Philippe ha iniziato la produzione dei suoi calendari perpetui da polso in piccola scala.
Che non ha poi praticamente più smesso di declinare, lungo oltre nove decadi di storia, nelle forme di tutte le sue collezioni più rappresentative.
I tempi cambiano, il mercato pure. E con esso la clientela, soprattutto dal punto di vista anagrafico.
Così, pur dovendosi confrontare con un “perpetuo”, storicamente diretto a un pubblico più che maturo, la maison Patek Philippe non ha avuto esitazioni nell’imboccare sin da subito una strada ben precisa: quella che le avrebbe permesso di incrociare sul proprio cammino un pubblico più giovane. Innescando di conseguenza un necessario ricambio generazionale.
Si spiega così la scelta stilistica operata per la Ref. 5320G, ovvero l’adozione di un look raffinato ma di impronta vintage (molto apprezzato nell’orologeria contemporanea) così come quella di indici numerici che rimandano al mondo militare. Non a caso ripescati con fedeltà da un modello lanciato dalla manifattura ginevrina durante il 1944.
Cassa semplice, ma sempre estremamente elegante, da 40 mm in oro bianco, anse dal profilo a triplo “godron”, sezione laterale ridotta al minimo e cristallo frontale a forte bombatura. Questo l’impianto di base della Ref. 5320G di Patek Philippe che trova però il suo elemento più caratterizzante in un quadrante color crema laccato con numeri applicati in oro brunito.
Estremamente leggibile grazie alla volontà della maison di disporre le informazioni rinunciando ai contatori. Il giorno della settimana e l’indicazione del mese sono così riportati in una doppia grande finestra in corrispondenza delle 12, mentre il grosso delle restanti informazioni si concentra in posizione speculare, proprio sopra le 6. Dove trovano posto le fasi di luna e un datario a lancetta sul suo perimetro, ma anche due piccoli indicatori riservati al ciclo degli anni bisestili e all’alternanza giorno/notte.
I nove numeri romani, i due mezzi indici alle 5 e alle 7, e i 12 cabochon in corrispondenza dei cinque minuti sono rigorosamente applicati a mano. In oro 18 carati, brunito e rivestito in SuperLuminova. In perfetto abbinamento con il color crema del quadrante laccato.
L’elevata complessità di un calendario perpetuo non ricade però solamente sulla elaborata rappresentazione delle informazioni sul suo quadrante, ma si riflette inevitabilmente anche su tutta un’altra serie di fattori. In primis la facilità di regolazione e impostazione delle informazioni stesse. Un aspetto non tralasciato da Patek Philippe che in tutto questo è riuscita a non perdere di vista persino il lato estetico. Se infatti la corona, una volta estratta, è responsabile della messa all’ora dell’orologio, per prendersi in carico tutto il resto degli aggiustamenti sono stati previsti quattro pulsanti correttori, tre dei quali nascosti nello spazio tra le anse. Tra le 10 e le 11 (l’unico visibile sulla carrure) per il giorno della settimana, tra le 11 e le 12 per la data, tra le 12 e la 1 per il mese. Tra le 6 e le 7, infine, per le fasi di luna. Da premere con uno stilo in legno d’ebano e oro bianco, in dotazione.
I moderni calendari perpetui, insieme ai ripetizione minuti, rappresentano l’apice artistico e tecnico di Patek Philippe. Quanto di meglio la manifattura ginevrina abbia prodotto durante tutto il XX secolo nel campo degli orologi da polso.
Il movimento scelto da Patek Philippe è il Calibro 324 S Q (dove “S” sta per secondo e “Q” per calendario perpetuo), versione, questa, diretta discendente di movimento a suo modo storico.
Tra le sue novità, proprio il modulo del calendario perpetuo. Previsto lato quadrante e provvisto di quattro dischi supplementari per le indicazioni a finestrella. L’ultima annotazione spetta alle fasi lunari. Funzione che vanta la medesima precisione riservata agli altri modelli della manifattura dotati di tale complicazione. Ovvero uno scarto di marcia dello 0,02%. Che richiede pertanto una sola correzione ogni 122 anni.