Dopo il cronografo, il doppio fuso e il calendario annuale, il Patek Philippe Nautilus si apre oggi anche alla regina delle complicazioni, grande tradizione della Maison svizzera: il calendario perpetuo. Che interpreta in chiave sportiva.
Sin dalla sua nascita, l’orologio ha sempre finito in qualche modo con il rafforzare l’ego dell’uomo. Che si è creduto di punto in bianco capace di misurare il tempo. E quindi, per diretta conseguenza, di dominarlo. Di tenerlo sotto controllo. Una sensazione illusoria e almeno inizialmente forzatamente legata al tempo presente, quello cioè costantemente visualizzato dallo strumento. L’arrivo delle complicazioni, in particolar modo quella del calendario perpetuo, ha poi rafforzato ulteriormente questa convinzione. Estendendola al futuro, grazie a una tecnica divenuta via via sempre più sopraffina che ha permesso di perfezionare a dismisura le funzioni astronomiche dell’orologio. Che di colpo ha dato l’impressione di poter avere in mano anche il futuro.
Il primo calendario perpetuo da polso tra gli orologi Patek Philippe risale al 1925. Una complicazione (a braccetto con la ripetizione minuti) divenuta negli anni una specialità della casa. Per approdare sul Patek Philippe Nautilus, però, ha dovuto attendere oltre 90 anni.
Peculiarità del calendario perpetuo è infatti quella di tenere autonomamente conto non solo dei mesi di 28, 30 o 31 giorni, ma anche degli anni bisestili, con i relativi mesi di febbraio da 29 giorni. Una funzione nata alla fine del XVII secolo, approdata però ai modelli da polso solamente verso la metà degli Anni 20 del Novecento. Grazie a Patek Philippe orologi che, proprio in quegli anni, ha iniziato a mettere in produzione pezzi unici dedicati a clienti particolarmente esigenti. Per poi avviarne ufficialmente la produzione di serie (per ovvie ragioni sempre caratterizzata da un numero molto esiguo di esemplari) nel 1941 con la referenza 1518. Calendario perpetuo che, nei 70 anni abbondanti a seguire, è ricomparso regolarmente nelle collezioni della marca ginevrina finendo per esaltarne ogni famiglia di prodotto. Tranne quella del Nautilus.
Tabù che è caduto alla fiera dell’orologeria di Basilea 2018, dove Patek Philippe, una delle maison più attive e propositive dell’edizione di quest’anno, ha finalmente rilasciato la concessione anche al suo modello più desiderato. Una prima assoluta dal 1976 (data di lancio) a questa parte. Che, per logica conseguenza, costituisce una novità anche per il fatto di rappresentare il primo vero calendario perpetuo in veste “sportiva” della marca. Il modello che mancava, pronto a far sospirare chi si metterà in lista di attesa per averne uno. Particolarmente prezioso anche per via della scelta dell’oro bianco come materiale per cassa e bracciale (quest’ultimo dotato di una nuova chiusura déployant, più sicura per via di quattro punti di attacco indipendenti).
Un calendario perpetuo 100% sportivo, il primo di sempre di Patek Philippe. Merito delle inconfondibili linee del Nautilus e dell’architettura di una cassa (dotata di bracciale integrato) con fondello a vista e impermeabilità a 6 atmosfere.
Ulteriore punto a favore del nuovo Patek Philippe Nautilus Calendario Perpetuo Ref. 5740/1G-001 è però anche rappresentato dalla sottigliezza.
Il Brand ha scelto infatti di dotare il Patek Philippe Nautilus del movimento meccanico a carica automatica calibro 240 Q con micro-rotore in oro 22 carati. Un “ultrapiatto” di soli 3,88 mm di spessore (esigua considerata la complicazione) che ha consentito ai tecnici di limitare l’altezza complessiva della cassa a 8,42 mm facendone, di fatto, il calendario perpetuo più sottile della marca. A tutto vantaggio della vestibilità e del comfort al polso. Notevole, inoltre, il lavoro fatto per integrare i quattro pulsanti correttori nella cassa Nautilus, posizionati (tre su quattro totali) con intelligenza nella zona esterna delle anse grazie all’utilizzo di un complesso sistema di rinvii.