Lanciato alla fine degli anni Settanta, l’orologio Piaget Polo 79 torna quest’anno, rivisitato in pochi dettagli, celebrando la purezza del suo profilo e la potente luminosità dell’oro.
La foto ritrae Yves Piaget davanti alla locandina di una gala organizzato dalla Maison a Montecarlo nel 1982.
Questo 2024 segna per Piaget un momento importante: l’anniversario di un secolo e mezzo di vita e creatività vissute negli universi più preziosi del lusso: l’orologeria e la gioielleria. Quando, nella ridente località de La Côte-aux-Fées, un piccolo comune nel cantone svizzero di Neuchâtel, l’orologiaio Georges-Édouard Piaget aprì nel 1874 il primo laboratorio di famiglia, probabilmente non immaginava che il suo cognome sarebbe entrato nei libri storici dell’industria del tempo e avrebbe raggiunto tutti i continenti, valicando oceani e montagne, sulla scia del consenso di appassionati e collezionisti. In effetti, le storie di successo più belle sbocciano nell’umiltà del talento; sono intense, spontanee e soprattutto sono alimentate dall’intuito, dal coraggio, dall’intraprendenza, doti che la famiglia Piaget possedeva nei propri geni.
Fu dopo la Seconda guerra mondiale, a fine anni ’50, che l’azienda si tramutò in Maison e la propria passione per la meccanica di precisione diede vita ai primi calibri ultra sottili, il 9P e il 12P, che permisero la realizzazione di architetture orologiere prima di allora inedite.
Forme e volumi minuti quanto i corpi snelli delle “gamine” che spopolavano nella moda e nel cinema – tre erano gli emblemi di riferimento: Audrey Hepburn, Mary Quant e Twiggy – diedero impulso alla definizione di uno stile Piaget costruito su una eleganza sobria ma sofisticata, subito compresa da una clientela bon ton che respirava l’arte e la cultura.
Due varianti dell’orologio Piaget Polo 79 con e senza diamanti, presentati negli anni ’80. All’epoca la maggior parte dei modelli era animata da un movimento al quarzo svizzero. Nella seconda foto un modello appartenuto a Nancy Reagan.
L’istinto Piaget non si fermò alla precisione della tecnica meccanica. Si spinse verso un confine allora inesplorato, il coté della gioielleria, indagando il suo coraggio estetico, la sua vibrante gioia nell’essere indossata e il panorama gemmologico in cui pietre ornamentali – turchese, malachite, onice e corallo – introducevano note di colore dalle variopinte emozioni e si affiancavano alla dimensione del tempo come mai prima era mai accaduto. Di conseguenza, il lato più artistico della gioielleria si insinuò nelle creazioni orologiere, mettendo in primo piano la materia preziosa in cui oro e platino erano un’uniforme irrinunciabile e Piaget acquisì l’essenza, tutt’ora forte e presente, di una vera e propria fucina in cui il metallo nobile non era soltanto lavorato, ma plasmato, ricamato, intessuto e intrecciato con una padronanza e una tecnica più uniche che rare.
L’ardimento non poteva che entusiasmare coloro che all’epoca ispiravano la loro vita all’arte a 360 gradi: pittori, scultori, attori, ma anche principi e principesse, si infatuarono della visione Piaget che riusciva a includere tante espressività con una inusitata nonchalance. Addirittura, ci fu chi, come Salvador Dalì, maestro del surrealismo, partecipò con Piaget alla creazione di particolarissime capsule collection, spingendo ancora oltre i confini della creatività.
La locandina pubblicizza la Piaget Polo World Cup organizzata a Palm Beach nel 1985. Nella seconda foto il modello Piaget Polo 79 Carrée del 1982.
L’anniversario di quest’anno celebra ovviamente l’anima duale e ambivalente della Maison costituita da molteplici sfaccettature e con questo lancio speciale di febbraio si concentra su un modello nato agli inizi degli anni ’80 in cui l’oro veste un orologio integrato in cui quadrante e bracciale sono un tutt’uno.
Rotondo, quadrato, incastonato con diamanti, nella variante solo tempo oppure con calendario perpetuo, all’epoca il Polo 79, che montava per lo più un movimento al quarzo swiss made, colmava la richiesta sempre più pressante del pubblico di indossare un segnatempo versatile e dai mille usi: perfetto per vivere il divertimento tra i party e le feste metropolitane dei Fabulous Eighties, ma soprattutto pratico e confortevole durante le attività quotidiane, nelle quali lo sport era diventato imprescindibile.
Tra corse di atletica, partite di tennis, le celebri lezioni di fitness di Jane Fonda, la società riscopriva quanto essere sportivi fosse sinonimo di salute e bellezza, due valori fondamentali degli anni ’80 in cui il progresso e il boom economico erano alla ribalta. C’era bisogno di una collezione di segnatempo, resistenti agli urti e impermeabili, che potesse accompagnare la Piaget Society nella sua routine in cui tra i numerosi hobby si annoveravano le partite di polo che includevano tra gli appassionati anche Yves Piaget.
Nonostante all’epoca molte industrie orologiere facessero uso dell’acciaio per vestire l’habillage del tempo quotidiano, l’oro risultava essere per Piaget il materiale più opportuno, perché esprimeva alla perfezione lo charme décontracté in cui viveva la sua clientela; per i modelli Polo 79 divenne quindi una divisa di eccellenza, indossato come una seconda pelle.
Il nuovo modello in produzione limitata del Piaget Polo 79 in oro giallo presenta una cassa di 38 mm a custodire il calibro ultrapiatto 1200P1, animato da un movimento a carica automatica di Manifattura. Impermeabile a 5 ATM.
Il nuovo modello targato 2024 è stato rivisitato in particolari dettagli: una cassa di 38 mm con uno spessore di soli 7,45 mm custodisce il calibro ultrapiatto 1200P1, animato da un movimento a carica automatica di Manifattura, visibile dal fondello in vetro zaffiro. In circa 200 grammi, questo il peso del segnatempo che avrà una produzione limitata, l’abilità degli artigiani Piaget ha lavorato l’oro giallo rendendolo protagonista del quadrante e delle sue lancette, della cassa e del bracciale integrato. Nella propria purezza il metallo è stato plasmato in maglie lucide e spazzolate nel cui alternarsi spicca il pattern gadroon, un motivo caro alla Maison, utilizzato per decorare dagli anni ’70 gli orologi Polo e più recentemente anche la linea di gioielli Possession.
Riportando l’ispirazione delle origini, il nuovo orologio Piaget Polo 79 celebra non soltanto i primi 150 anni di vita del brand, ma racchiude nel suo minuto e solido profilo anche la ricchezza dell’anima del marchio: da un lato la precisa tecnica meccanica al servizio della funzionalità e dall’altro la conoscenza orafa, cardine della gioielleria. Un materiale, l’oro, veramente intramontabile, scelto dall’essere umano per ornarsi e abbellirsi fin dai primordi delle antiche civiltà. Forse perché, nel suo essere così malleabile tra le più sapienti mani dell’uomo faber, riesce ad assumere forme e sembianze sempre differenti: a volte ricche e maestose, altre pure e minimali come quelle del Piaget Polo 79, includendo idealmente lo spirito del tempo quotidiano, fluido, veloce e immediato. Con quella particolare confortevolezza che piace nell’era contemporanea.