Inusuale perché tondo. Paradosso dell’avveniristica e dirompente orologeria targata Richard Mille, da sempre legata a linee guida estetiche dettate da forme tonneau. Oggi esercitate nel nuovo ed inusuale RM 33-02. Ordinario, di fatto, straordinario.
Richard Mille – RM 33-02 – cassa (41,7 mm) in Carbon TPT e oro rosso – quadrante assente – vetro zaffiro con trattamento antiriflesso su entrambi i lati – fondello trasparente – movimento meccanico a carica automatica, scheletrato, calibro RMXP1 – platina e ponti in titanio grado 5 – autonomia di circa 45 ore – cinturino in gomma.
Quando si è abituati a muoversi seguendo la propria strada, a rifuggire ogni omologazione, rientrare in qualche modo nei ranghi (anche se solo momentaneamente) significa idealmente continuare a viaggiare controcorrente. Esempio pratico. Sin dalla sua fondazione Richard Mille si è sempre dedicata agli orologi di forma. Trovando in quelle linee estetiche – in epoca contemporanea poco considerate – un elemento unicizzante. Nonostante infatti la marca sia periodicamente passata da soluzioni definibili come “più tradizionali” ha essenzialmente costruito negli anni la sua fortuna attorno ad un codice estetico ben preciso e delineato: quello della cassa tonneau. Rivisitata, naturalmente, per niente classica, ovviamente, ma pur sempre tonneau. Una scelta che ha portato via via alla definizione di una sorta di benchmark e, allo stesso tempo, di un virtuale monopolio artistico, entrambi codificati di pari passo con l’affermazione del brand. Così, oggi, il territorio di espressione di Richard Mille è sostanzialmente proprio quello tonneau, un tonneau avveniristico, ed il perimetro di quello stesso territorio è virtualmente disseminato di cartelli con la scritta “Danger, this area is off limits”. Per naturale conseguenza, come accennato nella premessa, ad attirare l’attenzione sono così quei Richard Mille chiamati ad uscire dal seminato, come il nuovo RM 33-02.
La soluzione del fondo arcuato, caratteristica peculiare delle casse di forma tonneau, è stata confermata anche sul Richard Mille RM 33-02. Consente una maggiore superficie di contatto tra orologio e polso, a tutto vantaggio del comfort.
Una vista posteriore mostra il movimento scheletrato RMXP1 con micro rotore decentrato. È possibile notare anche la differente disposizione (rispetto alla parte frontale) delle viti chiamate ad assicurare il fondo cassa. Nonché il loro numero, 8 in luogo di 6.
Anche il tondo però ha i suoi margini per essere reinterpretato. E l’esempio è fornito proprio dalla nuova referenza RM 33-02, realizzata per l’occasione in serie limitata a 140 esemplari. Nelle intenzioni della marca nasce come una riedizione riveduta e corretta del modello RM 033 lanciato nel 2011, ma a voler ben guardare ne rappresenta a tutti gli effetti una vera e propria evoluzione di stile. L’RM 033, automatico ultra piatto con cassa a sandwich, era tondo, ma tondo vero. Quasi ordinario, non considerando contesto meccanico e materiali costituenti. Il nuovo RM 33-02 invece, pur senza rivoluzionare i principi fondanti della geometria, si spinge più in là. Conserva cioè le forme circolari di base, ma limitatamente al quadrante, cercando di dissimularle poi con una struttura perimetrale della cassa decisamente più articolata. Perché ora caratterizzata da merlature sporgenti in corrispondenza delle viti di serraggio (6 in luogo delle precedenti 8) e da anse decisamente più allungate e prominenti. Al punto da distorcere visivamente quello stesso tondo facendolo percepire quasi come un esagono dai lati bombati. Al resto concorrono i materiali: Carbon TPT per sezione superiore e inferiore (per la prima volta utilizzato in un orologio con questa tipologia di forma) e oro rosso satinato per la carrure. Accostamento, per il brand, perfettamente transgender.
Privato della sua sezione posteriore in Carbon TPT, l’RM 33-02 svela le sedi delle viti sulla carrure in oro rosso nonché l’o-ring in nitrile alloggiato sulla stessa e deputato a garantirne l’impermeabilità a 5 atmosfere.
In un decennio, insomma, sono cambiati i materiali costituenti l’involucro esterno, ed è cambiato lo stile. Ad essere rimasto perfettamente invariato è invece il movimento. Un meccanico automatico extra piatto con micro rotore decentrato denominato RMXP1, realizzato in titanio grado 5 con finitura in Titalyt. Un calibro architettonicamente scheletrato dello spessore di soli 2,6 mm che non è però frutto della farina del sacco di Richard Mille. Ma piuttosto di quella della Vaucher Manufacture Fleurier, realtà di prim’ordine fondata nel 2003 e residente nell’omonima cittadina svizzera, le cui quote di maggioranza oggi si dividono (non equamente) tra Hermès International e SFF LMH, ossia quella Sandoz Family Foundation tra i cui capitali compare anche un certo brand di nome Parmigiani Fleurier. Manifattura di tanto in tanto predisposta ad aprirsi a collaborazioni prestigiose. Come quella con Richard Mille che, dovendo ricorrere all’utilizzo di soli 140 movimenti, ha ritenuto opportuno non lanciarsi in nuovi e dispendiosi investimenti sul tema puntando invece su una soluzione collaudata. Modificata quanto basta, a livello concettuale, giusto sul lato del quadrante. Dove un binario in titanio con indici in oro rosso è stato chiamato a sostituire il vecchio disco in cristallo zaffiro con cifre serigrafate. Soluzione più in linea con il nuovo corso estetico di Richard Mille.