Pochi, pochissimi grammi di carbonio, titanio e cristallo. Accuratamente selezionati, soppesati e poi uniti fra loro dai tecnici di Richard Mille per dare il loro apporto nella realizzazione di un orologio unico per caratteristiche tecniche e costruttive: l’RM 53-01 Pablo Mac Donough. Leggero ma anti-sfondamento.
Il polo? Uno sport per gentlemen, roba d’élite, innocuo passatempo per rampolli dalla conclamata carenza di adrenalina. Una sgroppata qua e là, un colpo alla palla – ammesso di prenderla – una coppa di champagne tra i chukker (le frazioni di gioco). E con un po’ di fortuna, neanche la maglietta sudata a fine partita perché, in fondo, a darsi da fare è solamente il cavallo. Uno show, un’esibizione insomma, più che una vera disciplina. Convinzione questa, tanto comune, per i non addetti ai lavori, quanto incredibilmente distante anni luce dalla realtà. Per rendersene conto sarebbe bastato fare un giro da Richard Mille all’ultimo Salon International de l’Horlogerie di Ginevra, e osservare le “strane” immagini incorniciate e appese alle pareti. Lastre. Radiografie, insomma. Dei traumi riportati in partita da uno dei giocatori più grandi di sempre, tuttora in attività: l’argentino Pablo Mac Donough, ambassador della marca.
Nato a Buenos Aires, Argentina, nel 1982, Pablo Mac Donough è considerato un’autentica leggenda vivente del polo. Per lui Richard Mille ha realizzato ad oggi due modelli dedicati, il primo dei quali è stato svelato al SIHH nel 2012.
Uno che, per sua stessa ammissione, nella sua carriera si è rotto talmente tante di quelle volte le ossa che neanche ricorda quante. Gambe, braccia, spalle e una volta, da giovanissimo, persino la parte frontale del cranio proprio sopra la cavità orbitale, colpito in pieno da una palla di oltre un etto di peso che può arrivare a viaggiare anche a oltre 200 km/h. Senza contare la pericolosità degli urti dovuti a cadute da cavallo, al contatto con gli avversari e con le loro mazze. Il polo insomma, è tutto tranne che uno sport per annoiati sedentari. E mette a dura prova qualsiasi strumento (consentito) si porti addosso. Orologio compreso. Un’opportunità colta al volo da Richard Mille, brand che ha sempre fatto dei “test sul campo” un valore aggiunto dei propri prodotti, e che di conseguenza ha sempre scelto i suoi ambasciatori sulla base di un requisito chiave: la possibilità da parte di questi di indossare l’orologio durante la loro attività sportiva.
Privilegio, questo, sempre concesso ai giocatori di polo (il famoso Reverso di Jaeger-LeCoultre nasce nel 1931 proprio per venire incontro all’esigenza di una maggiore robustezza dell’orologio) che ha spinto Richard Mille a realizzare il primo modello pensato per Pablo Mac Donough nel 2012, l’RM 035. Inusuale perché protetto da una “corazzata” che limitava l’accesso visivo alle informazioni a due piccoli oblò. Oggi, per ovviare a questo limite, il nuovo RM 53-01 è nato così da basi ben più solide. A partire da una cassa realizzata in un materiale ormai collaudato dal brand, il carbonio TPT. Un sandwich costituito da 600 strati di filamenti di fibra di carbonio spessi ognuno 30 micron al massimo, orientati tra loro con un angolo di 45° per aumentarne la robustezza, impregnati di una resina specifica e poi cotti in autoclave a 120 gradi.
I ponti e le due platine sono realizzati in titanio grado 5. Queste ultime sono costituite da un’unità deputata a supportare ruote e meccanismi del movimento e una seconda a fungere da elemento di ancoraggio per i tenditori dei cavi.
Per uniformare visivamente il nuovo RM 53-01 alle collezioni attuali, in Richard Mille hanno invece sostituito i due oblò con un classico “vetro”.
Tradizionale però, solo fino a un certo punto. Perché composto da due strati perfettamente combacianti di cristallo all’interno dei quali è stata inserita una membrana in polivinile. Proprio come avviene per i parabrezza delle automobili o, più in grande, nei vetri a protezione delle banche. Una soluzione che, testata, è uscita indenne dall’impatto con un pendolo di 4,5 kg dotato di un’estremità, a punta, in acciaio. Soluzione di conseguenza considerata affidabile anche per rispondere alle sollecitazioni di una partita di polo. Tutto questo, esclusivamente per quanto riguarda il “case”. Perché per proteggere il movimento interno dall’energia propagata durante l’impatto in Richard Mille se ne sono usciti con una soluzione altrettanto eccellente. Già sperimentata, ma qui ulteriormente affinata.
Il calibro a carica manuale con dispositivo tourbillon del Richard Mille RM 53-01 è in grado di contrastare urti con relative accelerazioni superiori addirittura a 5mila g.
Un movimento meccanico a carica manuale con tourbillon, cioè, tenuto in sospensione da due cavi di acciaio intrecciato dello spessore di 0,27 mm, ancorati a quattro tenditori fissati sulla platina e guidati da dieci pulegge che ne garantiscono una distribuzione della tensione omogenea per tutta la loro lunghezza. Un’architettura in grado di fornire al contempo resistenza ma anche il gusto grado di elasticità utile a dissipare l’onda d’urto prima che questa si scarichi sul calibro stesso con tutti i rischi che ne conseguono per la sua incolumità.