Un orologio con allarme. In fondo, lo Slim d’Hermès l’Heure Impatiente, è proprio questo.
Ma poteva la maison attenersi al rigido protocollo dell’orologeria senza metterci del suo?
Naturalmente no. E allora è nato un modello unico, capace di unire l’emozione alla funzione.
Il concetto di tempo, in casa Hermès, ha sempre avuto un significato tutto particolare.
Perché se è vero che come logica vuole i suoi orologi, in fin dei conti, sono sempre stati pensati per misurarlo, è vero anche che lo hanno fatto altrettanto sempre con una interpretazione di quello stesso tempo a dir poco personale.
Enfatizzando, prima ancora del tempo fisico, misurabile, quello più intangibile delle emozioni.
Un’unicità che di anno in anno si è trasformata in un autentico punto di forza e che quest’anno, seguendo un percorso creativo ormai ben collaudato, ha preso le forme dello Slim d’Hermès l’Heure Impatiente.
A cosa serve un orologio? Generalmente ad aiutarci a collocare un fatto presente in uno specifico momento della giornata. Oppure a informarci del tempo che manca a un dato evento futuro.
Hermès, con il suo Slim d’Hermès l’Heure Impatiente, ha pensato proprio a questo.
La forza di una manifattura si misura nella sua capacità di dare vita a strumenti fuori dall’ordinario.
Orologi che richiedono anni di studi e progettazione perché dotati di funzioni specifiche particolarmente complesse.
Rigorosi nella tecnica, così come nello spirito. A volte persino troppo. Ed è proprio qui che la maison francese è riuscita a distinguersi scardinando l’austero mondo dell’orologeria. Perché Hermès, in fondo, è questo. Ovvero una marca dotata di una leggerezza che le ha permesso di creare segnatempo di grande valore, con complicazioni che richiedono dai 4 ai 5 anni di sviluppo, con un’architettura interna di riferimento, fondamentalmente per gioco.
Un gioco, come detto, seppure decisamente serio. Questo in buona sostanza lo Slim d’Hermès l’Heure Impatiente.
Un orologio pensato per consentire di godere della gioia dell’attesa, e di quel crescendo di emozioni che si concentrano in maniera particolare man mano che l’evento desiderato si avvicina, specialmente nell’ultima ora. Per questo Hermès ha previsto un apposito contatore alle 5 in cui si fissa l’ora desiderata (entro le 12 ore successive) e, al suo fianco, un countdown retrogrado a lancetta sviluppato lungo un arco di ampiezza di poco inferiore ai 90°.
Dedicato all’ultima ora precedente l’evento, naturalmente. Della quale renderà conto in maniera visiva, salvo poi svelarsi per quello che realmente è. E cioè uno strumento da polso dotato di funzione sonora. A nota singola.
Hermès è partita da un modello dalla storia relativamente giovane ma subito capace di imporsi al grande pubblico per via di un design del quadrante decisamente contemporaneo: lo Slim d’Hermès. E lo ha trasformato in un “complicato” in linea con la sua visione del tempo.
Alla base di tutto c’è un movimento a carica automatica di manifattura molto compatto e già utilizzato in passato dalla manifattura per esempio sul suo Cape Cod, il calibro H1912.
Movimento naturalmente modificato per andare a soddisfare le richieste degli ingegneri e dei creativi della maison, e così completato da un modulo aggiuntivo dello spessore di 2,2 mm dedicato proprio al suo “timer” con funzione sonora.
Non certo cosa da poco, e per capirlo basta dare uno sguardo alle sue caratteristiche chiave: 2,2 mm di spessore, come detto, ma anche 31,96 mm di diametro, 131 componenti e 8 rubini. Tutto “extra capitolato”, e cioè in aggiunta ad un calibro di base da 3,7 mm di spessore, 23,9 di diametro, 193 componenti e 28 rubini.
La scelta di un calibro dalle dimensioni molto inferiori a quelle della cassa è voluta. Per assicurare all’interno dello Slim d’Hermès l’Heure Impatiente il giusto spazio necessario a fungere da cassa di risonanza.
Una piccola nota, chiara, melodica, estremamente delicata. Udibile solo da colui che lo Slim d’Hermès l’Heure Impatiente lo indossa al polso.
Ma non una nota qualunque. Perché per raggiungere il tono giusto Hermès non ha esitato a coinvolgere nel suo progetto un “sound engineer”. Che ci ha messo del suo. E nulla è stato lasciato al caso. A partire dal timbro (una trentina quelli sperimentati prima di arrivare a trovare quello ritenuto più appropriato), fino alle sua lunghezza percepita, circa un secondo. Un dettaglio non da poco che ha richiesto scelte tecniche specifiche. Non è un caso, per esempio, che il modello si basi su un calibro più piccolo di quello utilizzato normalmente per lo Slim d’Hermès, scelto per garantire maggiore cassa di risonanza interna.