Cinque anni, tre generazioni. Dal primo esperimento di smartwatch di lusso, nel 2015, fino al presente, con il modello della maturità. TAG Heuer Connected Watch, un digitale nel regno della meccanica tradizionale.
Vi ricordate il TAG Heuer Connected? Intendiamo, il primo TAG Heuer Connected? Il brand svizzero, allora capitanato da Jean-Claude Biver, lo aveva lanciato sul finire del 2015, in pieno smartwatch boom. Tra sostenitori e detrattori. I primi, convinti se non addirittura certi dell’inevitabile ed inesorabile successo degli orologi connessi digitali, considerati così rivoluzionari da poter scatenare un terremoto pari a quello registrato tra gli Anni 70 e 80 dall’arrivo del quarzo. Oggetti imprescindibili per la dinamica vita sociale dei tempi moderni, indispensabili al punto da richiedere tassativamente anche una loro versione di lusso. Perché in fondo, come tutti i settori, anche la tecnologia ha sempre fatto distinzione tra cheap & chic e proprio lì, nella sfera degli smartwatch di pregio, c’era un enorme vuoto da colmare. I secondi, arroccati su posizioni più integraliste. Convinti cioè che si sentisse la mancanza di tutto tranne di uno strumento (guai a chiamarlo orologio) digitale costoso, destinato all’obsolescenza nel breve volgere di qualche anno. Disputa finita pari e patta, se è vero che proprio in questi giorni si è palesata nelle boutique della marca e presso selezionati retailer nel mondo la nuova generazione del TAG Heuer Connected Watch. La terza.
Uno dei problemi degli smartwatch è sempre stata la durata della batteria. Quella del TAG Heuer Connected Watch ha una durata standard attorno alle 24 ore. Ma si ricarica completamente in un’ora e mezza.
Il nuovo TAG Heuer Connected Watch nella versione con cassa in titanio grado 2 con finitura nera opaca. Si noti il dettaglio dello schermo. Che riproduce fedelmente in una delle sue molteplici “face” digitali il quadrante scheletrato del movimento Heuer 02.
La terza generazione, sì. Perché tra il progenitore del 2015 e l’ultimo TAG Heuer Connected Watch del 2020, nel mezzo è arrivata anche una versione di transizione. Con qualche miglioria qua e là (la cassa è passata da 46 a 45 mm), naturalmente, ma anche con una formula di vendita riveduta e corretta. Perché il problema più grande è sempre stato quello di individuare la clientela giusta per un oggetto che in TAG Heuer non è mai esistito. Così, se al cliente del Connected Watch versione 1 si proponeva la possibilità di cambiarlo con un Carrera tradizionale ed analogico dopo due anni dall’acquisto (ma poi che farne dei “resi”, a quel punto obsoleti e non più rivendibili nemmeno da ricondizionati, qualora fossero arrivati in grande quantità?) a quello del Connected Watch versione 2, in maniera potenzialmente meno indolore, si lasciava la possibilità di sfruttare la modularità dello strumento permettendo di passare liberamente da un modulo digitale ad uno analogico – Calibre 5 o addirittura Heuer 02 Tourbillon – semplicemente sganciando il cilindro della cassa da anse e cinturino. Ora, ecco il turno del nuovo TAG Heuer Connected Watch. Questa volta 100% digitale, senza compromessi.
Il presente incontra il passato. Fianco a fianco, uno stop watch di Heuer ed il nuovo TAG Heuer Connected Watch.
Dunque com’è questo nuovo TAG Heuer Connected Watch?
Dal punto di vista digitale, sicuramente evoluto. Come è normale che sia per un settore in costante mutamento come quello dell’high tech. Cosa che per uno smartwatch si traduce in un potenziamento percepibile in termini di configurazioni e soprattutto di applicazioni. Punto forte del modello, specie nell’ambito sportivo, con funzionalità specifiche per attività multi disciplina come golf, ciclismo, corsa, camminata, fitness. Evoluzione considerevole riscontrata però anche dal punto di vista strutturale. Fatto questo, per un dispositivo digitale, ancor più sorprendente. Ma scontato per il Connected di TAG Heuer, che ora acquisisce una cassa (da 45 mm, in acciaio o in titanio grado 2) ancor più equiparabile nelle forme e nello stile a quella dei suoi cronografi meccanici tradizionali. Tanto da presentare per la prima volta anche i due pulsanti cronografici sul lato destro della carrure, pensati non tanto per le classiche funzioni di start, stop e reset, quanto per ampliare le possibilità di interazione con un oggetto dotato, comunque, di un imprescindibile schermo touch.