Milano ha chiuso la sua Fashion Week primavera/estate 2026 con l’energia e l’eleganza che da sempre la contraddistinguono, confermandosi epicentro mondiale della moda. È stata un’edizione segnata da un equilibrio delicato tra la celebrazione della memoria e l’affermazione del futuro, tra l’addio a Re Giorgio e l’arrivo di nuovi direttori creativi chiamati a riscrivere il lessico di alcune delle maison più potenti al mondo. Le passerelle hanno raccontato il tempo presente oscillando tra radici profonde e desiderio di rinnovamento.
L’ultimo atto di Giorgio Armani: emozione e leggenda
Il momento che resterà scolpito nella memoria collettiva è stato l’addio di Giorgio Armani. Nella cornice della Pinacoteca di Brera, è stata presentata la sua ultima collezione “Pantelleria, Milano”, trasformando la passerella in un vero e proprio atto poetico. Abiti fluidi, tessuti leggeri e linee allungate hanno evocato la purezza come armonia tra persona e abito. I colori, dai neutri organici ai blu profondi, hanno raccontato storie di terra e mare, mentre la leggerezza delle silhouette si è trasformata in memoria ed emozione. Un ultimo atto personale che ha celebrato la sua idea eterna di donna: sobria, elegante e capace di sedurre con discrezione. Un testamento creativo che apre alla consapevolezza di un’eredità eterna.

Giorgio Armani Spring Summer 2026
Nuovi direttori creativi: la stagione delle rinascite
Nuove direzioni per direzioni creative inedite. Dal debutto di Demna in Gucci con la collezione La Famiglia, che ha scelto di sorprendere con una nuova era: sfrontata, sexy ed eccessiva Archetipi narrativi nei quali la Maison resta sinonimo di un’eleganza tutta italiana.

Gucci Spring Summer 2026
Simone Bellotti ha riportato Jil Sander al minimalismo delle origini, arricchendolo però di sensualità, mentre Dario Vitale ha riscritto il glamour di Versace in chiave 80s, senza rinunciare alla potenza scenica della maison, attraverso una reinterpretazione chiara e decisa dei codici d’archivio. Louise Trotter ha invece riaffermato per Bottega Veneta un lusso discreto e tattile, fondato sulla materia e sulla purezza delle forme. Un’edizione di transizione e di rinascita, con Milano teatro privilegiato di un laboratorio di idee.

Versace Spring Summer 2026

Bottega Veneta Spring Summer 2026
Le passerelle che hanno definito il mood
Tra le collezioni che hanno scandito il ritmo della settimana, Prada ha ribadito il suo ruolo di osservatorio sul contemporaneo. Con Body of Composition, Miuccia Prada e Raf Simons hanno presentato gonne strutturate e protagoniste, camicie dal taglio utility, tessuti tecnici e abbinamenti cromatici inattesi, costruendo una nuova idea di uniforme urbana. Boss ha messo in scena un’estetica di contrasti, destrutturando il suo DNA corporate attraverso completi fluidi e trench dalle spalle cadenti, trasformando il rigore in disordine affascinante. Sportmax ha presentato una collezione che gioca tra rigore e fluidità. Tessuti trasparenti, organza e lane leggere hanno ridefinito la sartoria, alternando protezione e sensualità. Le stampe floreali, ispirate a disegni dipinti a mano, hanno dato tridimensionalità ai capi, mentre le linee architettoniche, precise e studiate, hanno esaltato una femminilità libera e moderna.

Prada Spring Summer 2026

Sportmax Spring Summer 2026
Missoni ha celebrato la continuità del suo artigianato, arricchendo le celebri trame zig-zag con nuove sperimentazioni materiche e cromatiche, a metà tra fedeltà e innovazione, mentre Anteprima celebra il talento attraverso la collaborazione tra la direttrice creativa Izumi Ogino e lo scultore giapponese Takahiro Iwasaki. La collezione esplora il valore della rigenerazione trasformando il quotidiano in straordinario. Tessuti leggeri e dettagli meditativi rispecchiano la poetica zen di Iwasaki, dove debolezza e imperfezione diventano linguaggio estetico e nuova forma di bellezza.

Missoni Spring Summer 2026

Anteprima Spring Summer 2026
Luisa Beccaria ha offerto invece il contrappunto lirico: chiffon, organze e pizzi hanno dato vita a una collezione sospesa, eterea, che trasformava la femminilità in un sogno a occhi aperti, dove i fiori e i colori pastello diventavano linguaggio universale di grazia. Antonio Marras ha confermato la sua capacità di trasformare la passerella in un palcoscenico narrativo. La sua collezione è stata un mosaico di ricordi e suggestioni, dove il patchwork diventava diario visivo, i ricami raccontavano storie e gli abiti apparivano come quadri da indossare. Marras ha ribadito la sua visione teatrale, poetica e profondamente identitaria, capace di coniugare tradizione e sperimentazione.

Luisa Beccaria Spring Summer 2026

Antonio Marras Spring Summer 2026
In questo scenario ha assunto un significato particolare anche la sfilata di Fendi, ultima firmata da Silvia Venturini Fendi. La collezione ha avuto il sapore di un congedo intimo e potente: linee pulite, materiali tecnici, accessori iconici ripensati con discrezione, come a voler consegnare al pubblico una summa del suo percorso creativo. La borsa Baguette, simbolo del suo lavoro, è riapparsa in nuove varianti, mentre il prêt-à-porter ha oscillato tra rigore e morbidezza, tra tailoring e fluidità. È stata una dichiarazione di identità e di amore verso la maison, un addio sobrio ma incisivo, che ha lasciato al pubblico il senso di una chiusura coerente e di un’eredità destinata a durare.

Fendi Spring Summer 2026
Temi ricorrenti e segnali dal futuro
Osservando l’insieme, emerge una moda sempre più consapevole del proprio ruolo culturale. La passerella è spazio di racconto e riflessione. La sartorialità si fa fluida, smussando la rigidità in favore di un’eleganza più poetica. I contrasti diventano cifra stilistica: rigore e caos, minimalismo e sensualità, tradizione e digitale convivono e dialogano. Il colore torna protagonista, non come dettaglio ma come dichiarazione, mentre le texture si trasformano in superfici narrative. L’abito smette di essere puro oggetto e diventa linguaggio.

Hui Spring Summer 2026
Un’edizione di passaggio e di prospettive
La Milano Fashion Week SS26 sarà ricordata come un’edizione di passaggio e insieme di svolta. Una vetrina di tendenze e riflessione sul nostro tempo: fragile, incerto, ma ricco di possibilità. Milano ha dimostrato ancora una volta che la sua forza non sta solo nei nomi che ospita, ma nella capacità di reinventarsi, confermandosi capitale mondiale della moda e crocevia di linguaggi in continua trasformazione.
