Tra le pieghe leggere di un foglio e i flutti iridescenti dell’inchiostro sull’acqua, Luisa Canovi ha trovato la sua lingua poetica. Maestra di origami e di suminagashi con atelier a Milano, esplora da decenni l’universo della carta trasformandolo in narrazione visiva. La sua ricerca intreccia la disciplina antica del gesto con lo sguardo contemporaneo del design, dando vita a installazioni, laboratori e opere che custodiscono la memoria dei mestieri d’arte, rinnovandone il senso.

Scultura origami “Composizione in rosso”. L’atelier Origami-Do di Luisa Canovi lavora nel rispetto del diritto d’autore e preferibilmente crea modelli nuovi per ogni singola richiesta del committente.
Con Origami-Do, il suo atelier nel quartiere Porta Genova, Luisa Canovi trasmette non solo una tecnica, ma un modo di abitare la bellezza. La sua passione per gli origami nasce da piccina: «Da piccola pensavo che sarei diventata una scrittrice, oppure un chirurgo, o una pianista. Dopo il liceo, ancora indecisa sul da farsi, mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti di Venezia e iniziai a fare modellini in carta per il corso di scenografia. Un professore mi parlò dell’origami – l’arte giapponese del piegare la carta – ed ebbi un’illuminazione, quello sarebbe stato il mio lavoro. Nel frattempo mi ero iscritta al DAMS di Bologna, e mi laureai con una tesi in cinema d’animazione e un piccolo film di origami animati», ci racconta la Maestra.

Scultura origami “Conchiglia”, che richiama il tema marino. Le opere di Luisa Canovi sono ‘modellate’ solitamente in carta di cotone. Nella sua produzione è possibile trovare anche aquiloni da parete.
«Non avevo ben chiaro come e dove avrei lavorato», continua, «ma, come spesso succede, quando si è presa una strada le cose arrivano. Arrivavano inviti a tenere un corso di origami per insegnanti, una vetrina per un negozio, un allestimento per uno spettacolo, un articolo per una rivista di giochi, una conferenza sul rapporto tra matematica e origami, la pubblicazione di un libro di origami geometrico. Mi stavo appassionando sempre di più a questa tecnica meravigliosa che permette di trasformare un foglio di carta in infinite forme, da quelle figurative classiche giapponesi come animali, fiori e oggetti a quelle più astratte e geometriche, che sentivo più adatte a me». A poco a poco l’idea del mestiere si trasformava in mestiere stesso.

Luisa Canovi, Suminagashi. L’arte dell’inchiostro fluttuante, Milano, Luni Editrice. Il libro, un unicum nel settore, racconta la tecnica giapponese degli inchiostri fluttuanti, per 35 generazioni tenuta riservata; solo nel secolo scorso il segreto è stato svelato, e pittori e calligrafi hanno iniziato a sperimentare l’uso dell’inchiostro sull’acqua.
Dagli origami, negli anni successivi, l’attenzione di Luisa Canovi si è rivolta, con ugual interesse, all’arte del suminagashi: «A Milano, insieme ad altri artisti della carta, organizzavamo corsi e mostre al Paper Factory, associazione culturale per le arti cartarie che ho fondato nel 1995. Dopo quell’esperienza, aprii lo studio Origami-Do, dove continuano ancora oggi le mie attività. In tanti anni di lavoro ho visto l’origami evolversi e anche il mio lavoro si è evoluto, adattandosi alle diverse richieste di agenzie, aziende, cartiere con cui ho collaborato. Ho utilizzato sia tecniche tradizionali sia innovative, che ho approfondito per creare forme di ogni tipo. Studiando le varie arti giapponesi ho scoperto il suminagashi – l’arte per dipingere con l’inchiostro sull’acqua e raccoglierne le tracce con un foglio di carta. In un certo senso l’opposto dell’origami: dove nelle piegature sulla carta tutto è rigoroso e logico, nelle linee fluttuanti sull’acqua tutto è libero e inaspettato», commenta. Due tecniche diversissime, che rappresentano, idealmente, un equilibrio che sta a cuore all’artista-artigiana.

Oggetto origami “Caffettiera e tazzine”; opere come queste nascono dalla maestria di Luisa Canovi, che utilizza gli origami applicati al design con grande estro e creatività.
Luisa Canovi trasforma la sua arte in esperienza condivisa e, a proposito dei workshop e dei laboratori rivolti ai più giovani, racconta: «Tenere corsi e laboratori di origami, suminagashi e più recentemente anche di libri d’artista, ha sempre costituito parte integrante del mio lavoro. Il contatto con altre persone, quasi sempre adulti ma, in alcuni casi, anche bambini o ragazzi, come nelle esperienze del progetto Ad Hoc di Cometa a Como (su invito della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte), è fondamentale per avere stimoli alla creatività e far nascere nuovi progetti. Arrivata all’età in cui, perché non vada persa l’esperienza di una vita, diventa indispensabile trasmettere ciò che si è imparato, ho deciso di organizzare dal 2019 anche corsi di formazione per chi desidera affrontare questo lavoro. Corsi mirati per insegnanti, educatori, animatori ma anche corsi per visual designer che potranno usare l’origami per eventi, allestimenti, comunicazione…».

Luisa Canovi ritratta in bosco di bambù. Nel 1981 si laurea presso il DAMS di Bologna con una tesi sul cinema di animazione e un film di origami animati intitolato “L’anima delle cose”.
Arte dell’essenzialità, l’origami guida alla concentrazione ma ha anche una grande gratificazione visiva e sensoriale nel risultato finito: tempo, esperienza e manualità fine inneggiano a un ‘tempo lento’, dimensione peculiare dell’artigianato ben fatto. Le esperienze di Luisa Canovi immergono i partecipanti in uno stato quasi meditativo, sottolineando il fatto che nell’origami il risultato è controllato e frutto di gesti precisi. Una bellezza calibrata, opposta all’imprevedibilità (altrettanto bella) del risultato finale nel suminagashi: qui, tutto ciò che si muove nell’aria influenza il movimento dell’inchiostro sulla tensione nell’acqua.

Oggetto origami “Ortaggi”; qui la fantasia di Luisa Canovi si applica al tema della natura e delle verdure.
Con le sue mani e la sua visione, Luisa Canovi custodisce e rinnova un sapere che appartiene alla memoria collettiva. Le sue opere e i suoi laboratori raccontano come la carta, fragile e resistente al tempo stesso, possa diventare strumento di bellezza della semplicità e dell’imperfezione: un foglio piegato non è mai totalmente ‘perfetto’, eppure proprio questa fragilità lo rende vivo.











