Dal 12 aprile 2021 la galleria Mazzoleni ospiterà la mostra Post War Italian Art Tales, un progetto importante soprattutto per il momento in cui è presentato: dopo mesi di lockdown Londra si prepara finalmente alla riapertura di gallerie e musei.
Partendo dalle esperienze artistiche che hanno rivoluzionato la seconda metà del XX secolo, l’esposizione londinese metterà in luce il ruolo fondamentale che l’arte italiana ha avuto nel panorama artistico internazionale dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri.

Enrico Castellani 1930-2017, Superficie Bianca, 2008 | Signed, titled and dated (on the reverse): “Castellani – Superficie Bianca – 2008” | Acrylic on canvas, 100 x 100 cm, 39 3/8 x 39 3/8 in (CAS028).
Mazzoleni porta in galleria una selezione di dipinti e sculture dei protagonisti italiani più rappresentativi del XX secolo: Carla Accardi (1924-2014), Getulio Alviani (1939-2018), Agostino Bonalumi, da Alberto Burri (1915-1995), a Enrico Castellani (1930-2017) e Piero Dorazio (1927-2005); Lucio Fontana (1899-1968), Piero Manzoni (1933-1963) e Fausto Melotti (1901-1986). A loro si aggiungono due emblematici esponenti dell’Arte Povera: Michelangelo Pistoletto (1933) e Jannis Kounellis (1936-2017).
Storytelling tra passato e presente
Negli spazi del Mayfair, distretto artistico di Londra, le opere, nei loro aspetti più originali e nelle loro caratteristiche più insolite, verranno raccontate attraverso le voci di curatori, storici dell’arte e critici che hanno vissuto fianco a fianco con le generazioni degli artisti in mostra, condividendo con loro visioni ed esperienze. Questo offrirà allo spettatore una nuova chiave di interpretazione, permettendo di cogliere spunti inediti e collocare gli artisti e le loro creazioni in un dialogo tra passato e presente. Tra le voci narranti che sveleranno Post War Italian Art Tales troviamo Renato Barilli (1935), Giuliano Briganti (1918-1992), Gillo Dorfles (1910- 2018), Gabriella Drudi (1922-1998) e Adachiara Zevi (1947).

Piero Dorazio 1927 – 2005 Scaletta, 1973 | Signed, dated and titled (on the reverse): “Piero Dorazio / 1973 / Scaletta” | Oil on canvas, 100 x 50 x 4 cm, 39 3/8 x 19 3/4 x 1 5/8 in (DOR050).
Collezionisti dall’Italia a Londra
La galleria Mazzoleni, fondata a Torino nel 1986 da Giovanni e Anna Pia Mazzoleni, è nata come naturale evoluzione della loro collezione privata iniziata nella prima metà degli anni Cinquanta. La sede storica torinese dislocata su tre piani di Palazzo Panizza nella centrale piazza Solferino, dal 2014 è stata affiancata da quella di Londra.
Per oltre tre decadi Mazzoleni ha esposto circa duecento artisti italiani e internazionali del XX secolo, concentrandosi sull’arte del secondo dopoguerra italiano, in stretta collaborazione con gli archivi e le fondazioni di riferimento degli artisti.

Jannis Kounellis 1936 – 2017, Untitled (JJ), 1961 | Signed and dated (on the reverse): “Kounellis 61” | Varnish on paper, 71 x 100 cm, 28 x 39 3/8 in (KOU024).a
Gestualità, colore e spazio
La mostra si apre con le lettere nere su fondo bianco di Kounellis, nel pieno stile dai tratti iconici che lo caratterizza. Pistoletto sostituisce il tradizionale supporto pittorico le sue superfici specchianti, portando, di fatto, lo spettatore all’interno dell’opera e in una nuova dimensione di fruizione spazio-temporale.
Lo spazio è al centro della produzione anche di Nunzio: la sua scultura, attraverso i suoi vuoti e i suoi pieni, crea la dimensione spaziale con un gusto arcaico di forza primordiale.
Nella seconda sala della galleria i tagli bianchi di Fontana e il cretto nero di Burri rendono omaggio a due indiscutibili precursori dell’apertura verso la tridimensionalità della superficie dell’opera d’arte, da concepire in un caso come dimensione spaziale, nell’altro come oggetto materico.

Fausto Melotti 1901–1986, Disegno nello Spazio, 1981 | Signed (on the base) Brass, 76 x 59 x 14 cm, 29 7/8 x 23 1/4 x 5 1/2 in (MEL028).
L’estroflessione bianca di Castellani è un equilibrio tra forze uguali ed opposte che ne modulano la superfice, percettibili all’occhio grazie all’alternanza di luce e ombra, mentre in quella rossa di Bonalumi la bidimensionalità della tela si articola in rilievi tridimensionali con libere configurazioni geometriche che danno vita alla “pittura-oggetto”.
La scultura di Melotti con la sua filiforme e fragile struttura disegna lo spazio creando una composizione senza peso, armonica ed equilibrata.
Nella terza e ultima sala, la dimensione espressiva della pittura di Dorazio e Accardi, dialoga con il movimento delle superfici riflettenti e modulari di uno splendido esempio della serie cerchi virtuali di Alviani.