«Potrei fare questo mestiere per altri cento anni, e avrei ancora qualcosa da imparare», così Mirta Morigi, signora della ceramica Made in Faenza, racconta il suo approccio a un mestiere che, ancor dopo mezzo secolo di attività, resta passione pura e stimolo creativo.
Una carriera che inevitabilmente è diventata una scelta di vita: «Così è stato per me con la ceramica, che così antica e così contemporanea intesse la narrazione della mia vita. Ho avuto il privilegio di lavorare con passione e soddisfazione aprendo ogni mattina la mia bottega, e lì dentro da oltre cinquant’anni, non mi sono mai annoiata e continuo a dimenticare il mondo».
La Maestra d’Arte Mirta Morigi (a sinistra) e le talentuose artigiane che con passione lavorano nella bottega che porta il suo nome. A Faenza, il “fare bottega” si basa su un connubio di creatività e di tecniche che racconta l’unicità dell’essere artigiani. Foto di Federica Cioccoloni
Il 1973 segna l’avvio del suo percorso professionale, con l’apertura del laboratorio nel cortile dello storico Palazzo Barbavara, nel centro della città romagnola. Un luogo che, ancora oggi, è una bottega ‘dei gesti lenti e misurati’ e, soprattutto, contenitore di idee, di quel genius loci che nel Cinquecento fece di Faenza la “Faience” nota in tutto il mondo.
Dall’inconfondibile cifra stilistica pop, la produzione di Mirta e delle ‘Morigi girls’ – talentuose artigiane che l’affiancano ormai da anni – è un tripudio di forme dai cromatismi accesi, provocanti e propri della maiolica, senza mai rinunciare a una personalissima “leggerezza” e ironia concettuale.
Faenza, luogo dove è nata e tuttora risiede, è un luogo dell’anima con stratificazioni secolari: «In una globalità dove tutto è uguale, noi siamo àncore, trasudiamo l’humus dei nostri luoghi di provenienza nei quali, con ciò che il territorio offriva, i ceramisti che ci hanno preceduto hanno creato la nostra identità e, con ingegno, immaginazione, sogni, cuore e mani, hanno fatto sì che la “Faience” che tirò a sé gli occhi di tutta l’Europa fosse conosciuta al mondo», afferma Mirta Morigi, convinta che il genius loci abbia ancora il potere di ispirare azioni “a regola d’arte” proprio come avveniva nei tempi passati.
“Riccio Amoroso” è una scultura in ceramica smaltata: qui, la fase della modellazione interamente a mano. Ognuno di questi simpatici animaletti spinosi è un pezzo unico, sapientemente realizzato dalle esperte mani di Mirta Morigi. Foto di Michele Argnani
Camaleonti, rane, ricci, ma anche pesci e stelle marine: le sue ciotole, i suoi vasi e le sue sculture sono rese uniche e peculiari da questi elementi sorprendenti, i cui colori tendono ad essere sempre vivacissimi e puri, densi, senza ricorso a mediazioni o sfumature. Per le sue composizioni in maiolica smaltata, Mirta Morigi si è ispirata a un bestiario naturalistico particolare, con predilezione per rettili e anfibi che spuntano dal bordo di una ciotola e ammiccano. E, perché no, sorridono.
Tra i vari animali riprodotti, sicuramente identitarie sono le rane: «Piccole forme plastiche, raffinati accessori-scultura, che dal bordo scrutano l’orizzonte con la fierezza di bestie preistoriche. Le rane, simbolo di trasformazione e rinnovamento, sono animali lunari, corrispondono all’acqua, e cantano per ottenere la pioggia, seguono i ritmi fondamentali della natura e forse attirano la felicità», racconta la Maestra artigiana.
“Rane e Principi”, in maiolica smaltata. Così li descrive l’artista-artigiana, che si ispira tanto a rettili e anfibi nelle sue opere: «Le rane cantano per ottenere la pioggia, sono animali lunari e corrispondono all’acqua, seguono i ritmi fondamentali della natura e forse attirano la felicità».
Foto di Federica Cioccoloni
«Non so dire quale oggetto nella mia produzione preferisco, perché tutti hanno una loro storia, una storia che viene da lontano. Sono particolarmente intrigata dal simbolismo delle “Dee Madri” – di recentissima ideazione in ‘faenza smaltata’ – collezioni di pochi pezzi, fatte al tornio, modellate proprio come si fa con un vaso. Ovalizzo la materia prima per dare forma a un corpo, segno le gambe, abbozzo il sedere, segno l’inguine…e vado alla ricerca dell’espressione del volto: comincio dagli occhi, poi le guance che diventano seni, infine la bocca che determinerà se l’opera sarà serena o imbronciata…»: una rappresentazione intensa e complessa dei temi del sacro e della figura femminile.
Tra i pezzi di maggior successo della produzione a firma Mirta Morigi, le “Rane” hanno un processo di modellazione lento e affascinante: qui, con pazienza e abilità si costruisce il manto della rana, che verrà successivamente cotto e colorato. Foto di Michele Argnani
La sua lunga carriera e il suo savoir-faire d’eccezione inseriscono Mirta Morigi a buon diritto nel Libro d’Oro dell’Eccellenza italiana di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte: «Ricevere il titolo di MAM-Maestro d’Arte e Mestiere mi ha reso speranza – come ho avuto modo di riferire al Cavalier Franco Cologni durante la cerimonia di premiazione a Milano nel 2022 – perché non è solo un riconoscimento ma qualcosa di più. La mission di questa Fondazione è dinamica e propositiva: ha fatto sentire gli artigiani non solo una categoria da medaglia o da proteggere, ma da affiancare per dare valore a ciò che siamo e facciamo. La sensibilità dimostrata da Fondazione Cologni e dal suo Presidente nell’intraprendere questa azione di valorizzazione mi ha profondamente toccato e meravigliato: in un momento storico in cui la politica parla di fragilità dell’artigianato senza proporre strategie mirate e risolutive, la Fondazione Cologni ha creato connessioni tali da inserire i Maestri d’Arte e Mestiere in un network di sinergie attive, in eventi di rilievo in luoghi importanti dell’arte, dell’economia e della cultura, in cui il valore degli artigiani possa essere messo in luce».
“Tutto nel blu / Mediterranean Sea” riprende il tema dei fondali marini e della flora e fauna che li abitano. Le tonalità di blu che riprendono le sfumature del mare sono rese possibili grazie agli smalti a base di ossidi metallici. Foto di Federica Cioccoloni
L’atelier di Mirta Morigi è uno di quei luoghi che potremmo definire magico e senza tempo, proprio come le botteghe rinascimentali in cui, con la ripetitività di un rito o di una tecnica, si rinnovano gesti e dove la ceramica con la sua consistente fragilità aiuta a vivere. E, forse, a percepire il presente circondati da quella bellezza che l’Italia sa produrre, e sa farlo bene. Perché, quando la passione valica il limes del mestiere, diventa una scelta di vita felice. È appunto la felicità del fare, che in questo luogo si respira e si pratica ogni giorno.